La via referendaria dovrebbe essere residuale rispetto alle soluzioni che il parlamento dovrebbe scegliere. Il problema è che le uniche cose buone fatte ultimamente sono quelle che stanno facendo i cittadini con i referendum. Gli ultimi tre sono lì a dimostrarlo. No alle leggi ad personam, no alla privatizzazione dei servizi essenziali, no al pericolo nucleare.
Oggi poniamo il tema della legge elettorale. Senza cambiarla il Parlamento non cambierà, perché la compravendita è già avvenuta. Voi immaginate quelli che sono passati da un partito all’altro, immaginatevi i tanti parlamentari scilipotati in questo Parlamento. Per loro c’è già un accordo in questo voto di scambio, e così continuerà per sempre. Nella prossima legislatura, quelli che saranno nominati staranno lì ad alzare la mano non nell’interesse dei cittadini italiani ma di chi li ha nominati. Salvo che non trovino qualcuno che gli offre qualcosa in più.
Questo non ha nulla a che fare con la democrazia. Noi abbiamo aspettato fino alla fine, proprio fino all’ultimo giorno utile, che il parlamento affrontasse con serietà questo problema, posto che sia la maggioranza che l’opposizione hanno detto che il porcellum non va bene. Il nome “porcata” non glielo abbiamo dato noi, glielo ha dato il suo autore. Ma ora, in una situazione di vita o di morte democratica, è un atto di patriottismo democratico (visto che ieri qualcuno ha parlato di patriottismo) fare questo referendum.
E allora si parta. Da sabato 6 agosto chi vuole e chi può ci mette la faccia, ci mette soprattutto la firma, perché ancora una volta i cittadini sono chiamati a sostituire il Parlamento.
Qualcuno dice che non ce la facciamo. Anche negli ultimi tre referendum dicevano che non ce la facevamo… Non c’è peggior modo di perdere del non provarci. Chi non ci prova ha già perso. Siccome noi crediamo che tra il morire d’inedia e il fare resistenza sia meglio fare resistenza, resistenza, resistenza democratica, siamo qui ad avviare concretamente questa operazione, che è un’operazione democratica per ridare al paese un Parlamento degno di questo nome e non come quello che avete visto ancora ieri, asservito a una persona che non vive in Italia ma sulla Luna.
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