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mercoledì 26 agosto 2015

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Legambiente: «Basta lacrime di coccodrillo» Nubifragio in Calabria.
«Rischi e danni continueranno grazie alla gestione irresponsabile del territorio»

Le immagini che giungono dalla Calabria, nuovamente colpita da un nubifragio e dove permane un’allerta meteo per altre 24 ore, sono terribili e il presidente di Legambiente Calabria Francesco Falcone ha detto: «Vogliamo esprimere solidarietà e vicinanza ai concittadini di Rossano e Corigliano, delle zone del catanzarese e del reggino, e alle istituzioni in questa fase delicata di emergenza e soccorso  La Regione dichiari lo stato di emergenza e metta mano al piano di difesa del suolo e allo stop al consumo di suolo. Solo fermando la cementificazione selvaggia, l’aggressione ai fiumi e ai boschi sarà possibile diminuire i rischi degli effetti climatici estremi, oggi sempre più frequenti»...


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PEDOFILIA E FASCISMO
Quello che fece Montanelli si chiamava "madamato" ed era una pratica molto in voga nel 1936; tutti i fascisti avevano la propria madama minorenne dentro al letto...


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L'Italia è un paziente malato di mente. Malato grave. 
Dal punto di vista psichiatrico, direi che è da ricovero...


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venerdì 21 agosto 2015

Cuba – Usa, dopo 54 anni Riapre l’Ambasciata



Cuba – Usa, dopo 54 anni Riapre l’Ambasciata degli Stati Uniti all’Avana. 
John Kerry: “Mi sento a casa”

“Oggi mi sento veramente a casa”, perché gli Stati Uniti e Cuba “non sono più prigionieri della storia”. Chi parla è John Kerry, il primo segretario di Stato americano che dal 1945 viene accolto a l’Avana. Oggi, 54 anni dopo, riapre l’ambasciata Usa: il culmine di un progressivo processo di disgelo annunciato lo scorso dicembre da Raul Castro e Barack Obama. Kerry parla in spagnolo e in inglese durante la cerimonia dell’alzabandiera davanti alla nuova sede diplomatica e a centinaia di cubani, accorsi per seguire di persona l’evento. Spiega che Usa e Cuba sono “vicini, non più nemici” grazie alle “decisioni coraggiose” di Castro e Obama e ringrazia papa Francesco per l’importante contributo all’apertura di un nuovo capitolo nelle relazioni fra i due Paesi. Bergoglio a settembre 2015 prima di arrivare negli Stati Uniti, dove sarà il primo Pontefice a parlare al Congresso, farà tappa proprio nell’isola cubana, e già a maggio aveva accolto in Vaticano la visita di Raul Castro.

Un nuovo inizio di relazioni inaugurato con la bandiera americana issata nella capitale cubana segna la fine della guerra fredda tra Washington e l’Avana. “E’ in questo spirito – ha aggiunto il segretario di Stato, ricordando che si tratta di un “momento storico e memorabile” – che dico a nome del mio Paese che gli Usa sono veramente felice”. Una svolta politica che “non è un favore fatto da un Paese a un altro. Normali relazioni rendono più facile parlarsi. Il parlarsi fa sì che possiamo capirci meglio”. E pur precisando che il cammino verso la normalizzazione sarà lungo, specifica che “è proprio per questo che vogliamo cominciare ora. Non c’è nulla da temere”. “Le nostre politiche del passato – ha continuato – non hanno portato a una transizione democratica a Cuba. Sarebbe poco realistico sperare che la normalizzazione delle relazioni riesca a portare cambiamenti nel breve periodo“.

Kerry aggiunge che “i cubani potranno solo ricevere benefici dalla vera democrazia“, tra cui la possibilità di “eleggere liberamente i loro governanti”. Poi preme affinché il Paese di Castro onori gli obblighi sui diritti umani: “Il futuro di Cuba – ha detto – deve essere fatto dai cubani, non può venire da una entità esterna. Ma i leader cubani sappiano che gli Usa resteranno sempre un campione di principi democratici e riforme, continueranno a esortare il governo sul rispetto dei diritti umani“. “Il presidente Obama sostiene con forza che l’embargo possa essere tolto solo dal Congresso, sta facendo passi per diminuire i vincoli e rendere più facile la vita a imprese e famiglie. Ma vogliamo andare oltre, per collegare Cuba con il mondo. Facciamo la nostra parte, ma chiediamo al governo di Cuba di rendere più facile ai cittadini agire. Ambedue le parti devono togliere le restrizioni che hanno trattenuto Cuba“.

Le richieste dei due Paesi –  Cuba chiede a Washington di porre fine all’embargo e restituire la base navale americana di Guantanamo. Gli americani premono invece sull’Avana per un miglioramento in materia di diritti umani, il ritorno dei profughi ai quali è stato concesso l’asilo politico e la restituzione delle proprietà dei cittadini statunitensi nazionalizzate dopo che Fidel Castro è salito al potere.

Il disgelo – E’ iniziato lo scorso dicembre, quanto il presidente cubano Raul Castro e il l’omologo statunitense Barack Obama hanno annunciato l’intenzione di ristabilire i rapporti diplomatici, riaprire le ambasciate e lavorare insieme per normalizzare le relazioni. Kerry ha dichiarato alla tv Univision, prima del suo viaggio: “Sempre più persone viaggeranno. Ci sarà più scambio. Più famiglie potranno ricongiungersi. E si spera che anche il governo di Cuba voglia prendere decisioni per iniziare a cambiare le cose”. Nel pomeriggio Kerry incontrerà alcuni dissidenti cubani, non invitati alla cerimonia dell’alzabandiera come segno di rispetto al governo dell’Avana, che li considera al pari di mercenari sponsorizzati dagli Stati Uniti.



Cuba, Fidel Castro: «Gli Usa ci devono indennizzi per vari milioni dollari»
L’ex lider maximo, nel giorno del suo 89esimo compleanno, torna a scrivere su Granma: solo con i danni per l’embargo i rapporti si normalizzeranno Cuba, Fidel Castro: «Gli Usa ci devono indennizzi per vari milioni dollari»

Fidel Castro critica anche il ruolo americano come potenza mondiale, ricordando il lancio di bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, 70 anni fa: «L’impero giapponese era già sconfitto. Gli Stati Uniti, il paese il cui territorio e le cui industrie rimasero lontane dalla guerra, diventarono il paese più ricco e meglio armato della terra, a fronte di un mondo distrutto, pieno di morti, feriti e affamati».

 La scarsa fiducia in Washington
Ritiratosi dal potere nel 2008 per motivi di salute, l’ex lider maximo è da allora intervenuto numerose volte sulla stampa ufficiale con lunghi articoli. Tuttavia finora si era pronunciato solo una volta sulla ripresa dei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti, annunciata il 17 dicembre dal fratello e successore Raul Castro, assieme al presidente americano Barack Obama. «Difenderemo sempre la cooperazione e l’amicizia con tutti i popoli del mondo», aveva scritto Fidel in gennaio, aggiungendo di non aver grande fiducia negli Stati Uniti.




– Il giorno prima della riapertura dell'ambasciata statunitense a Cuba, Fidel Castro pubblica sul "Granma", l'organo del Partito Comunista Cubano, l'editoriale che segue, polemico nei confronti degli Stati Uniti.

Scrivere è una forma di essere utile se considera che la nostra rassegnata umanità deve essere educata di più e meglio di fronte all'incredibile ignoranza che ci avvolge tutti, ad eccezione dei ricercatori che cercano nella scienza una risposta soddisfacente. È una parola che implica in poche lettere il suo infinito contenuto.
Tutti nella nostra gioventù abbiamo sentito parlare qualche volta di Einstein e, soprattutto, dopo l'esplosione delle bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki, che ha posto fine alla crudele guerra scatenata tra Giappone e Stati Uniti. Quando quelle bombe furono lanciate, dopo la guerra scatenata dall'attacco alla base degli Stati Uniti a Pearl Harbor, l'impero giapponese era già vinto. Gli Stati Uniti, il paese il cui territorio e le cui industrie rimasero estranei alla guerra, passò a essere quello con la maggiore ricchezza e meglio armato della terra, di fronte a un mondo andato in pezzi, strapieno di morti, feriti e affamati. Insieme, URSS e Cina avevano perso più di 50 milioni di vite, sommate a un'enorme distruzione materiale. Quasi tutto l'oro del mondo andò a finire nei forzieri degli Stati Uniti. Oggi si calcola che la totalità dell'oro come riserva monetaria di quella nazione raggiunge 8.133,5 tonnellate di quel metallo. Nonostante ciò, stracciando gli impegni sottoscritti a Bretton Woods, Stati Uniti hanno dichiarato unilateralmente che non avrebbero rispettato il dovere di appoggiare l'oncia Troy con il valore in oro della loro carta moneta.
Tale misura decretata dar Nixon violava gli impegni contratti dal presidente Franklin Delano Roosevelt. Secondo un grande numero di esperti in quella materia, crearono così le basi di una crisi che tra altri disastri minaccia di colpire con forza l'economia di quel modello di paese. Intanto, a Cuba sono dovute le indennità equivalenti ai danni che ascendono a svariati milioni di dollari, come ha denunciato il nostro paese con argomenti e dati irrefutabili durante i suoi interventi alle Nazioni Unite.
Come è stato espresso con ogni chiarezza dal Partito e dal Governo di Cuba, in segno di buona volontà e di pace tra tutti i paesi di questo emisfero e dell'insieme dei paesi che compongono la famiglia umana, e così contribuire a garantire la sopravvivenza della nostra specie nel modesto spazio che ci spetta nell'universo, non smetteremo mai di lottare per la pace e per il benessere di tutti gli esseri umani, indipendentemente dal colore della pelle e dal paese d’origine di ogni abitante del pianeta, così come per il pieno diritto di tutti di avere o no una credenza religiosa.
L'uguaglianza di tutti i cittadini riguardo alla salute, all'educazione, al lavoro, all'alimentazione, alla sicurezza, alla cultura, alla scienza, e al benessere, cioè, agli stessi diritti che abbiamo proclamato quando abbiamo iniziato la nostra lotta, più quelli che sorgono dai nostri sogni di giustizia e di uguaglianza per gli abitanti del nostro mondo, è quella che auguro a tutti; quelli che condividono in tutto o in parte le stesse idee, o molto superiori ma nella stessa direzione, li ringrazio, cari compatrioti.

Fidel Castro Ruz
13 agosto 2015



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mentre esistono pagine inneggianti al fascismo e nazismo
che non vengono toccate , pur segnalate dagli utenti.





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I vantaggi dell'allattamento al seno per la mamma...

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SALUTE - BENESSERE: Allattare al Seno fa Bene a Bimbo e Mamma: Allattare al seno fa bene.  E non è solo un luogo comune. Ad avvalorare la tesi c’è infatti un nuovo studio. La ricerca, condotta su 6...



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Nuovi Analfabeti sui Social Network



I nuovi analfabeti che usano Facebook,  non sanno interpretare la realtà
Se chiudo gli occhi e immagino un analfabeta, penso ad una persona che firma con una X al posto del nome.





Ma sbaglio.
Un analfabeta, ci ha ricordato l’OCSE pochi giorni fa, è anche una persona che sa scrivere il suo nome e che magari aggiorna il suo status  su Facebook, ma che non è capace “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
Certo, sono due analfabetismi diversi: quello di secondo tipo si chiama analfabetismo funzionale e
riguarda quasi 3 italiani su 10, il dato più alto in Europa.

Un analfabeta funzionale, apparentemente, non deve chiedere aiuto a nessuno, come invece
succedeva una volta, quando esisteva una vera e propria professione – lo scrivano – per indicare le
persone che, a pagamento, leggevano e scrivevano le lettere per i parenti lontani.
Un analfabeta funzionale, però, anche se apparentemente autonomo, non capisce i termini di una
polizza assicurativa, non comprende il senso di un articolo pubblicato su un quotidiano, non è capace di riassumere e di appassionarsi ad un testo scritto, non è in grado di interpretare un grafico.


Non è capace, quindi, di leggere e comprendere la società complessa nella quale si trova a vivere.

Tre italiani su 10, ci dice l‘OCSE, si informano (o non si informano), votano (o non votano), lavorano (o non lavorano), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare: una capacità di analisi, quindi,
che non solo sfugge la complessità, ma che anche davanti ad un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale, lo spread) è capace di trarre solo una comprensione basilare.
Un analfabeta funzionale, quindi, traduce il mondo paragonandolo esclusivamente alle sue esperienze dirette (la crisi economica è soltanto la diminuzione del suo potere d’acquisto, la guerra in Ucraina è un problema solo se aumenta il prezzo del gas, il taglio delle tasse è giusto anche se corrisponde ad un taglio dei servizi pubblici…) e non è capace di costruire un’analisi che tenga conto anche delle
conseguenze indirette, collettive, a lungo termine, lontane per spazio o per tempo.

Sarà che forse sono un po’ analfabeta funzionale anche io, ma leggendo i dati dell’OCSE ho subito
pensato ad un dialogo di qualche anno fa, tra me e una collega.
All’epoca ero una maestra della scuola primaria. Era una bella giornata di sole: io e la mia collega di
italiano avevamo portato le classi in terrazza per la ricreazione e parlavamo del più e del meno. Ad un certo punto mi è venuto in mente di consigliare alla collega di italiano la lettura di un libro che avevo
appena terminato e lei mi rispose, candidamente: Grazie, ma io non leggo libri.
Mai? chiesi.
Mai – rispose la collega – l’ultimo libro l’ho letto quando ho preso la maturità, perché dovevo portarlo all’esame. Non ho mica tempo, per leggere, e poi mi annoio.

Davanti ai dati dell’OCSE l’ex Ministro Carrozza si è affrettata a sottolinearne la drammaticità chiedendo una forte inversione di tendenza.
Ma, anche se all’allarme corrispondesse un reale investimento dell’attuale Governo – e, purtroppo, la
storia recente ci porta a dubitarne – quale diga fermerà il crollo verticale della cultura degli italiani, se a chi ci deve rappresentare e a chi ci deve insegnare non si impone di essere più preparato, e non meno preparato, del proprio popolo, dei propri impiegati, o della propria classe?
Non esiste cura, se i primi a rifiutare la complessità e l’approfondimento sono i nostri insegnanti, i nostri manager, i nostri politici.

La scuola italiana, da sempre fondata sul dogmatismo, ha visto annullate le proprie spinte verso un
insegnamento diverso, riducendosi alla trasmissione di competenze inutili, perché si dimenticano il
giorno dopo l’interrogazione, e che non insegnano a capire, ad analizzare, a criticare, a soppesare, a
riassumere.
Era il 1974, quando Sergio Endrigo, ispirandosi a Gianni Rodari, incise su un disco questo prologo
illuminante: Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio il 15 agosto del 1769. Il 22 ottobre del 1784 lasciò la scuola militare di Briennes con il grado di cadetto. Nel settembre del 1785 fu promosso sottotenente.

Nel 1793 fu promosso generale, nel 1799 promosso primo console, nel 1804 si promosse imperatore.

Nel 1805 si promosse re d’Italia. E chi non ricorderà tutte queste date, sarà bocciato!

Dal 1974 le cose, se possibile, sono generalmente peggiorate.
I parametri Invalsi – lo strumento Europeo per la valutazione delle competenze – sono diventati in fretta praticamente l’unica cosa che la scuola si preoccupa di insegnare, riducendo la lungimiranza
dell’insegnamento alla verifica in programma, all’esame di fine anno.
Ma cosa rimane fuori da una scuola sdraiata sui parametri Invalsi (per i quali, in ogni caso, non
brilliamo, come competenza, in particolar modo nel Sud Italia)?
Rimangono fuori proprio le competenze che fanno di una persona un cittadino attivo, e non un
analfabeta funzionale: la capacità di scegliere un libro interessante, e di immergersi nella lettura, la
scelta di comprare un quotidiano, la capacità di valutare le proposte economiche e politiche nella loro (grandissima) complessità.

Per rispondere all’allarme dell’OCSE questo paese deve ribaltare il concetto stesso di competenza.
Una scuola dogmatica è una scuola che respinge, e che insegna senza insegnare.
Una scuola che costruisce e valorizza le competenze, invece, è una scuola capace di accogliere, e di
insegnare gli strumenti di comprensione del mondo.
Un analfabeta può anche imparare a memoria che Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio il 15 agosto del 1769, e che nel 1805 si promosse re d’Italia, ma non per questo avrà gli strumenti per accogliere ed analizzare la complessità della società in cui vive.
E anche lui, come i ragazzi che spesso la nostra scuola respinge – quelli che non vengono messi in
grado neanche imparare le date a memoria – rischia di entrare a far parte di quel folto gruppo per i quali la guerra in Ucraina è un problema solo se aumenta la bolletta del gas.

LEGGI ANCHE :  http://popovina.blogspot.it/2015/08/sai-litaliano.html



L'Italia è un paziente malato di mente. Malato grave.
Dal punto di vista psichiatrico, direi che è da ricovero. Però non ci sono più i manicomi”. Il professor Vittorino A...CONTINUA A LEGGERE http://cipiri.blogspot.it/2015/07/litalia-e-un-paziente-malato-di-mente.html




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