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martedì 27 marzo 2012

Legambiente : salveremo Paestum


Legambiente

 salveremo Paestum
con l'azionariato

 quote da 50 euro

Potranno essere acquistate da comuni cittadini
«Denaro utile al recupero di un'area gioiello»



SALERNO - «In un paese che svende sempre più i propri gioielli di famiglia, noi vogliamo comprarli.». Così il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo, a margine della presentazione del progetto «Paestumanità. Comprare per salvaguardare», presentato questa mattina lunedì 26 a Paestum, l'antica colonia greca di Poseidonia. Al centro del progetto, promosso da Legambiente e dal circolo Freewheeling di Paestum, un'operazione di azionariato popolare per l'acquisto, il recupero e la salvaguardia del sito archeologico di Poseidonia-Paestum.
LE QUOTE - L'obiettivo, attraverso l'acquisto di quote da 50 euro ciascuna, è il recupero dei terreni compresi all'interno delle mura antiche, di proprietà privata e sui quali non può per questo intervenire il ministero dei Beni Culturali. «Vogliamo tutelare uno dei 48 siti Unesco da tempo bisognoso di interventi urgenti di recupero - ha proseguito Buonomo - Ci rivolgiamo ai cittadini che, grazie al versamento di una quota di 50 euro, si riapproprierebbero di un'area oggi off limit. Questi terreni, che sorgono proprio a ridosso dell'area archeologica conosciuta in tutto il mondo, sarebbero oggetto di studio e ricerche da parte degli enti preposti, ma diventerebbero anche oggetto di iniziative a tutto allo studio».

- Se per Paestum serve una colletta mondiale

 Il sito tra i detriti e lo spreco di un sentiero con il teck. La mostra da 400 mila euro chiusa il giorno del debutto. Distrutto il sottopassaggio costato 2 milioni Il sito tra i detriitIl sito tra i detriit Arrivi? Boh... Partenze? Boh... Anche le tabelle degli orari sono state sfondate, strappate, distrutte. C’è da diventar paonazzi di vergogna, alla stazione di Paestum. 

 Degrado, sporcizia, detriti... Chi altri butterebbe via un patrimonio come questo presentandosi ai turisti con un biglietto da visita così fetido? Legambiente non si fida più, di chi ha in mano quel tesoro. E lancia una colletta mondiale per comprare i terreni privati dell’area archeologica: vanno messi in salvo. Sia chiaro: il solo affresco della «Tomba del tuffatore» è un tale capolavoro che, se anche non ci fossero il tempio di Nettuno e la «Basilica» e l’Agorà e le altre meraviglie del museo archeologico come il vaso del ratto di Europa o la cosiddetta «Camera del finanziere», varrebbe la pena di venirci anche a piedi, a Paestum. Nonostante il traffico da incubo della strada che scende da Battipaglia solcando l’ammasso edilizio più brutto del pianeta. Nonostante l’orrore di bar «ingentiliti» con frontoni, colonne e finte statue antiche. Nonostante le giostre piazzate dentro l’area archeologica e le arcate di luminarie che addobbano la strada che costeggia le rovine manco fosse la sagra strapaesana d’un borgo di periferia. Guai a dirlo, da queste parti, che il «contorno» dei resti archeologici è indegno di un sito Unesco e più ancora dell’incanto che stregò uomini quali Friedrich Nietzsche: «È come se un dio, qui, avesse costruito con enormi blocchi di pietra la sua casa». Guai a scrivere, come ha fatto giorni fa Alessandra Arachi su questo giornale, della discarica a cielo aperto di lastre di Eternit e copertoni e lavatrici che copre la Necropoli del Gaudo: «Volete fare scappare turisti? Parlate delle cose belle, piuttosto! Il cielo! Il mare! I templi! La mozzarella!» Il guaio è che sono state proprio le ultime «brillanti idee» delle amministrazioni locali ad avere stuprato l’immagine di Paestum agli occhi di chi, dopo aver sognato di visitare queste celeberrime rovine, va a sbattere contro tre accessi da togliere il fiato. Non è facile spiegare a uno straniero che alcune decine di anni, da quando esiste una coscienza dell’orrore, non sono bastate a demolire e rimuovere, come proposto anche da uno studio di fattibilità della Fondazione Paestum, in testa il presidente Emanuele Greco e Ottavia Vozza, la strada che taglia le rovine spaccando in due l’anfiteatro e il Foro. Che l’ingegnere Raffaele Petrilli, il quale costruì la Tirrena inferiore nel 1829, sia stato un somaro criminale a segare in due le rovine e addirittura l’antica arena, è un dato acquisito. Che l’Italia non abbia ancora rimediato a quello sconcio è incredibile. Tanto più che negli ultimi anni con il solo Pit (progetto integrato territoriale) a Paestum sono stati investiti circa 22milioni di euro. Una somma enorme. Segnata, oltre che da un restauro dei templi principali e una sistemazione delle mura a porta Serena, da alcuni sprechi stupefacenti. Come l’acquisto per 3 milioni e 98mila euro, una enormità visto lo stato dell’immobile, del rudere di uno stabilimento Cirio costruito dov’era il cosiddetto tempio di Santa Venera. Dovevano farci questo e quello: è ancora là, abbandonato alle sterpaglie. Per non dire dei 258mila euro spesi per due «giardini» davanti ai templi dove avrebbe dovuto rinascere la «rosa damascena» ma subito sfasciati dalla mancanza di manutenzione. O della mostra sulla Poliorcetica (l’arte di assediare ed espugnare le città fortificate) allestita in una delle due magnifiche torri sopravvissute, costata 400mila euro e chiusa la sera stessa dell’inaugurazione: «Mancano i custodi». O di una nuova strada che ha ridotto a uno stretto avvallamento il grande fossato dove scorreva il fiume e lungo la quale corre oggi parallelo un sentiero pavimentato in legno col teck. Manco si trattasse della terrazza di un circolo nautico. 
Ma sono i tre accessi principali i luoghi in cui puoi vedere meglio come hanno buttato i soldi. La stazione ferroviaria, poche decine di metri dietro il museo, potrebbe essere una straordinaria opportunità turistica, tanto più nel contesto del traffico infernale di auto e camion dell’area. Ma è un disastro. Vuota la biglietteria. Vuoto l’ufficio turistico. Rotto lo schermo elettronico coi treni in partenza e in arrivo. Strappati e stracciati gli orari nella bacheca. Devastato il sottopassaggio pedonale, con tanto di sedia mobile per i disabili già arrugginita, costato due milioni di euro. In condizioni ancora più agghiaccianti, però, sono i parcheggi costruiti agli ingressi del sito archeologico. «Visitor center» costruiti col cartongesso (sic!) e subito sventrati. Bagni pubblici cannibalizzati, lordati e spaccati. Siringhe d’eroina ovunque. Rivestimenti distrutti. Impianti elettrici svuotati delle centraline e dei fili. Tombini scoperchiati (il primo turista che ci si spaccherà una gamba finirà sulla Cnn ...) perché i vandali si son portati via le piastre. Sbarre elettroniche dei parcheggi divelte. Sembrano luoghi abbandonati da decenni. Una targhetta spiega che sono stati inaugurati l’8 giugno 2009. C’è poi da stupirsi dei dati sugli accessi? Dice un documento del ministero dei Beni Culturali che il circuito (museo e scavi insieme) ha avuto nel 2011 solo 20.034 visitatori paganti, il museo 45.368, i templi 98.125. Pochissimi, rispetto alle potenzialità: pochissimi. È in questo contesto che Legambiente, ieri mattina, per bocca del segretario regionale Michele Buonomo («In un paese che svende sempre più i propri gioielli di famiglia, noi vogliamo comprarli») e dei generosi militanti locali che giorno su giorno cercano di arginare il degrado, ha lanciato un progetto. Si chiama «PaestUmanità» e si propone di raccogliere con una colletta internazionale, tra privati e istituzioni, cinque milioni di euro per comperare i 95 ettari che fanno parte del parco archeologico e sono oggi in mano a privati. Contadini che, per sfruttare la terra, «raschiano coi trattori ogni anno di più il terreno fino a rischiare di compromettere quanto c’è sotto». Mettiamo il caso che l’operazione, grazie a quote da 50 euro, vada in porto: cosa se ne faranno gli ambientalisti di quei terreni? «Niente. Taglieremo l’erba e basta. Poi, se lo Stato vorrà avviare una nuova campagna di scavi, diremo: ecco qua, prendete pure. Ma intanto, fino a quel momento, vogliamo mettere in salvo ciò che resta di quel patrimonio che appartiene a noi di Paestum e a tutta l’umanità». Gian Antonio Stella] Se per Paestum serve una colletta mondiale Il sito tra i detriti e lo spreco di un sentiero con il teck. La mostra da 400 mila euro chiusa il giorno del debutto. Distrutto il sottopassaggio costato 2 milioni Il sito tra i detriitIl sito tra i detriit Arrivi? Boh... Partenze? Boh... Anche le tabelle degli orari sono state sfondate, strappate, distrutte. C'è da diventar paonazzi di vergogna, alla stazione di Paestum. Degrado, sporcizia, detriti... Chi altri butterebbe via un patrimonio come questo presentandosi ai turisti con un biglietto da visita così fetido? Legambiente non si fida più, di chi ha in mano quel tesoro. E lancia una colletta mondiale per comprare i terreni privati dell'area archeologica: vanno messi in salvo. Sia chiaro: il solo affresco della «Tomba del tuffatore» è un tale capolavoro che, se anche non ci fossero il tempio di Nettuno e la «Basilica» e l'Agorà e le altre meraviglie del museo archeologico come il vaso del ratto di Europa o la cosiddetta «Camera del finanziere», varrebbe la pena di venirci anche a piedi, a Paestum. Nonostante il traffico da incubo della strada che scende da Battipaglia solcando l'ammasso edilizio più brutto del pianeta. Nonostante l'orrore di bar «ingentiliti» con frontoni, colonne e finte statue antiche. Nonostante le giostre piazzate dentro l'area archeologica e le arcate di luminarie che addobbano la strada che costeggia le rovine manco fosse la sagra strapaesana d'un borgo di periferia. Guai a dirlo, da queste parti, che il «contorno» dei resti archeologici è indegno di un sito Unesco e più ancora dell'incanto che stregò uomini quali Friedrich Nietzsche: «È come se un dio, qui, avesse costruito con enormi blocchi di pietra la sua casa». Guai a scrivere, come ha fatto giorni fa Alessandra Arachi su questo giornale, della discarica a cielo aperto di lastre di Eternit e copertoni e lavatrici che copre la Necropoli del Gaudo: «Volete fare scappare turisti? Parlate delle cose belle, piuttosto! Il cielo! Il mare! I templi! La mozzarella!» Il guaio è che sono state proprio le ultime «brillanti idee» delle amministrazioni locali ad avere stuprato l'immagine di Paestum agli occhi di chi, dopo aver sognato di visitare queste celeberrime rovine, va a sbattere contro tre accessi da togliere il fiato. Non è facile spiegare a uno straniero che alcune decine di anni, da quando esiste una coscienza dell'orrore, non sono bastate a demolire e rimuovere, come proposto anche da uno studio di fattibilità della Fondazione Paestum, in testa il presidente Emanuele Greco e Ottavia Vozza, la strada che taglia le rovine spaccando in due l'anfiteatro e il Foro. Che l'ingegnere Raffaele Petrilli, il quale costruì la Tirrena inferiore nel 1829, sia stato un somaro criminale a segare in due le rovine e addirittura l'antica arena, è un dato acquisito. Che l'Italia non abbia ancora rimediato a quello sconcio è incredibile. Tanto più che negli ultimi anni con il solo Pit (progetto integrato territoriale) a Paestum sono stati investiti circa 22milioni di euro. Una somma enorme. Segnata, oltre che da un restauro dei templi principali e una sistemazione delle mura a porta Serena, da alcuni sprechi stupefacenti. Come l'acquisto per 3 milioni e 98mila euro, una enormità visto lo stato dell'immobile, del rudere di uno stabilimento Cirio costruito dov'era il cosiddetto tempio di Santa Venera. Dovevano farci questo e quello: è ancora là, abbandonato alle sterpaglie. Per non dire dei 258mila euro spesi per due «giardini» davanti ai templi dove avrebbe dovuto rinascere la «rosa damascena» ma subito sfasciati dalla mancanza di manutenzione. O della mostra sulla Poliorcetica (l'arte di assediare ed espugnare le città fortificate) allestita in una delle due magnifiche torri sopravvissute, costata 400mila euro e chiusa la sera stessa dell'inaugurazione: «Mancano i custodi». O di una nuova strada che ha ridotto a uno stretto avvallamento il grande fossato dove scorreva il fiume e lungo la quale corre oggi parallelo un sentiero pavimentato in legno col teck. Manco si trattasse della terrazza di un circolo nautico. Ma sono i tre accessi principali i luoghi in cui puoi vedere meglio come hanno buttato i soldi. La stazione ferroviaria, poche decine di metri dietro il museo, potrebbe essere una straordinaria opportunità turistica, tanto più nel contesto del traffico infernale di auto e camion dell'area.

 Ma è un disastro. Vuota la biglietteria. Vuoto l'ufficio turistico. Rotto lo schermo elettronico coi treni in partenza e in arrivo. Strappati e stracciati gli orari nella bacheca. Devastato il sottopassaggio pedonale, con tanto di sedia mobile per i disabili già arrugginita, costato due milioni di euro. In condizioni ancora più agghiaccianti, però, sono i parcheggi costruiti agli ingressi del sito archeologico. «Visitor center» costruiti col cartongesso (sic!) e subito sventrati. Bagni pubblici cannibalizzati, lordati e spaccati. Siringhe d'eroina ovunque. 

 Rivestimenti distrutti. Impianti elettrici svuotati delle centraline e dei fili. Tombini scoperchiati (il primo turista che ci si spaccherà una gamba finirà sulla Cnn ...) perché i vandali si son portati via le piastre. Sbarre elettroniche dei parcheggi divelte. Sembrano luoghi abbandonati da decenni. Una targhetta spiega che sono stati inaugurati l'8 giugno 2009. C'è poi da stupirsi dei dati sugli accessi? Dice un documento del ministero dei Beni Culturali che il circuito (museo e scavi insieme) ha avuto nel 2011 solo 20.034 visitatori paganti, il museo 45.368, i templi 98.125. Pochissimi, rispetto alle potenzialità: pochissimi. È in questo contesto che Legambiente, ieri mattina, per bocca del segretario regionale Michele Buonomo («In un paese che svende sempre più i propri gioielli di famiglia, noi vogliamo comprarli») e dei generosi militanti locali che giorno su giorno cercano di arginare il degrado, ha lanciato un progetto. Si chiama «PaestUmanità» e si propone di raccogliere con una colletta internazionale, tra privati e istituzioni, cinque milioni di euro per comperare i 95 ettari che fanno parte del parco archeologico e sono oggi in mano a privati. Contadini che, per sfruttare la terra, «raschiano coi trattori ogni anno di più il terreno fino a rischiare di compromettere quanto c'è sotto». Mettiamo il caso che l'operazione, grazie a quote da 50 euro, vada in porto: cosa se ne faranno gli ambientalisti di quei terreni? «Niente. Taglieremo l'erba e basta. Poi, se lo Stato vorrà avviare una nuova campagna di scavi, diremo: ecco qua, prendete pure. Ma intanto, fino a quel momento, vogliamo mettere in salvo ciò che resta di quel patrimonio che appartiene a noi di Paestum e a tutta l'umanità».

 Gian Antonio Stella - 




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lunedì 26 marzo 2012

Milano 31 Marzo: Occupyamo Piazza Affari!


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 Milano 31 Marzo

 Occupyamo Piazza Affari!

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    •  sabato 31 marzo 2012
    • 14.00 fino a 17.00

  • SABATO 31 MARZO MILANO ORE 14

    MANIFESTAZIONE NAZIONALE
    da Piazza Medaglie d'Oro (Metro gialla Porta Romana)
    verso PIAZZA AFFARI

    I loro affari non devono più decidere sulle nostre vite

    Contro le politiche antisociali del governo Monti e della Bce!

    Per aderire mail a: occupyamopiazzaffari@gmail.com
    specificando: Nome, Cognome, Città, Occupazione

    Per una società fondata sui diritti civili e sociali, sul pubblico, sull’ambiente e sui beni comuni!

    Misure “lacrime e sangue” sono la ricetta del governo delle banche e della finanza che, con il sostegno del centro-destra e del centro-sinistra, è ormai in carica da oltre tre mesi. Il massacro sociale del governo Monti dilagherà se verrà applicato il trattato europeo deciso dai governi Merkel, Sarkozy e Monti. Ora vogliono cambiare la Costituzione, senza consultare i cittadini e imponendo il pareggio di bilancio. Ora vogliono imporre un trattato, il fiscal compact, che impone la schiavitù del debito per vent’anni. Per vent’anni dovremo sacrificare i diritti sociali e quelli delle lavoratrici e dei lavoratori, per pagare il debito agli stessi affaristi e speculatori che l’hanno creato.

    Una crisi del sistema capitalista da cui le classi dominanti non riescono ad uscire. L’individuazione di “medici” come Monti in Italia o Papademos in Grecia, che in realtà non fanno che aggravare la malattia scaricando sui lavoratori e sulle classi popolari il peso della iniqua distribuzione del reddito con il conseguente peggioramento delle condizioni di vita e l’eliminazione di diritti conquistati con anni di lotte. Per questo diciamo NO alla precarietà e alla messa in discussione dell’articolo 18, alla distruzione dello stato sociale, dei diritti, della civiltà e della democrazia. Per questo diciamo NO alla distruzione dell’ambiente, alle grandi opere, alla Tav.

    Negazione della democrazia e repressione sono gli strumenti con cui le classi dominanti stanno cercando di fermare e dividere il movimento popolare che va opponendosi al dilagare della precarizzazione e della disoccupazione di massa: lo abbiamo visto in questi giorni in Val di Susa, ma anche contro molte lotte operaie e di resistenza sociale.

    Chiediamo ai giovani e alle donne, alle lavoratrici e ai lavoratori,
    ai precari, ai pensionati e ai migranti,
    ai movimenti civili sociali e ambientali, alle forze organizzate,
    di organizzare insieme una risposta a tutto questo
    con una grande manifestazione nazionale a Milano il prossimo 31 marzo!

    Unire le lotte per un'opposizione sociale e politica di massa, capace di incidere e contare, dal territorio, alla scuola e all’università, alle lotte per il lavoro: dalla Argol di Fiumicino alla Wagon-Lits di Milano, alla Alcoa di Portovesme, alla Fincantieri, alla Esselunga, alla Sicilia, alla Fiat e alle lotte dei migranti. Vogliamo manifestare assieme a tutti i popoli europei, schiacciati dalle politiche di austerità e dal liberismo, in particolare al popolo greco, sottomesso ad una tirannide finanziaria che sta distruggendo il paese.

    Vogliamo un diverso modello sociale ed economico in Italia e in Europa, fondato sul pubblico, sull’ambiente e sui beni comuni, per riconvertire il sistema industriale con tecnologie e innovazione, per la pace e contro la guerra, per lo sviluppo della ricerca sostenendo scuola pubblica e università, per garantire il diritto a sanità, servizi sociali e reddito per tutti, lavoro dignitoso, libertà e democrazia.

    Il 31 marzo tutte e tutti in piazza a Milano

    ore 14.00 manifestazione nazionale

    Occupyamo Piazza Affari!
    Costruiamo il nostro futuro!

    Appello “Occupyamo Piazza Affari”

    Hanno sottoscritto l'appello:
    Firme individuali
    Movimenti sociali, sindacali, ambientali
    Organizzazioni politiche

    Visualizza il testo dell'appello con tutte le firme alla pagina:
    https://docs.google.com/document/d/1xJL9GwIZngwAn8DrMbIutC13V1B5RxXu9_aMmGn54c0/edit

Milano, Italy
Vedi mappa · Ottieni indicazioni

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Sì 18-Day : venerdì 30 marzo

L’articolo 18 non si tocca

venerdì 30 marzo il

 “Sì 18-Day”


L'articolo 18 non si tocca. venerdì 30 marzo il. “Sì 18-Day”. La prossima settimana, il governo porterà in Parlamento le modifiche che daranno il colpo di grazia ai diritti dei lavoratori a partire dalla demolizione dell'articolo 18.




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Facciamo lavorare la testa


 

Via Ripetta, 231, 00186 Rome, Italy

 

Il 2 Aprile facciamo lavorare la testa

 

Giornata dedicata alla società della conoscenza. L’IDV dà voce ai mondi della scuola, della ricerca, della cultura. Mattinata densa di testimonianze e racconti dei protagonisti del settore. Pomeriggio con tavola rotonda cui parteciperanno Antonio Di Pietro, i ministri Lorenzo Ornaghi, Francesco Profumo, esponenti della cultura come Moni Ovadia e il prof Petrocelli
Archeologi, attori, insegnanti: nel corso della mattinata, i protagonisti della società della conoscenza si raccontano e raccontano il mondo dei saperi come è oggi.
Nel pomeriggio, queste storie saranno l’incipit della tavola rotonda istituzionale.
L’Italia è piena di talenti. Ricercatori, artisti, creativi, scienziati. Tanto piena che qui c’è solo precariato e disoccupazione. Così tanti che emigrano, ricercati e accaparrati dai migliori centri del mondo. La testa dei nostri giovani funziona e lavora, è ora di far lavorare la testa di chi decide il futuro del nostro paese.



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domenica 25 marzo 2012

Una statua per Lucio Dalla




Una statua a Bologna

 per ricordare 

Lucio Dalla


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Obiettivo firme: 711/50000
Lucio Dalla sbucava in ogni angolo della città per incontrare ogni bolognese almeno una volta nella vita.
L'Arengo del Viaggiatore  propone che per ricordarlo venga eretta in un angolo di Piazza Celestini una statua a dimensione naturale che lo ritragga nel cenno di porgere la mano affinché ogni passante possa contraccambiare.

http://www.firmiamo.it/una-statua-a-bologna-per-ricordare-lucio-dalla



Lucio Dalla "L'anno che verrà"

 

 L'Anno Che Verrà


 Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c'è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa
e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l'amore ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare.

E se quest'anno poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch'io.

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà
io mi sto preparando è questa la novità.

-http://cipiri12.blogspot.it/2012/03/lucio-dalla-lanno-che-verra.html

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giovedì 22 marzo 2012

BLOG DI CIPIRI: Giornata Mondiale dell'Acqua

E' partita in tutta Italia
 la campagna di Obbedienza Civile
 per il rispetto del voto referendario. 
Ovunque sono previste iniziative
 dal Piemonte alla Sicilia. 
klikka sulla foto
Qui 
l'elenco completo delle date e dei luoghi della mobilitazione


BLOG DI CIPIRI: Giornata Mondiale dell'Acqua:   71 % - Н 2 O Giornata Mondiale dell'Acqua  ( World Water Day ) è una ricorrenza istituita dalle  Nazioni Unite nel 19...
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giovedì 15 marzo 2012

In piazza contro la precarietà





 Non ce la beviamo. 

In piazza contro la precarietà.

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    • lunedì 19 marzo 2012
    • 18.00 fino a 21.00

  • Lunedì 19 Marzo a Roma Piazza Montecitorio



    Le precarie e i precari riprendono la parola.

    Non ce la beviamo. Rispediamo al mittente la riforma "pacco"
    Diritti e tutele per tutte/i

    La precarietà non è la conseguenza di una generazione “privilegiata” e “garantita” che si è arricchita a danno dei propri figli. La precarietà è il frutto di scelte politiche precise di un'intera classe dirigente che con incredibile ipocrisia adesso pensa di utilizzare i giovani per giustificare l'esigenza di maggiore precarietà. La precarietà è causa della crisi, non la soluzione.
    C’è bisogno di scelte coraggiose. Noi vogliamo un Paese migliore e una nuova stagione politica. C’è bisogno di politiche per il diritto all’abitare, di spostare la leva fiscale dal lavoro alla finanza, serve ripensare ad un welfare estensivo che includa invece di marginalizzare.
    I giovani, i precari, le donne, gli studenti chiedono reddito, diritti sindacali, servizi e un lavoro sicuro in termini di diritti e tutele.
    Devono poter andare in ferie, avere una pensione, una casa, fare dei figli, potersi ammalare senza aver paura di essere licenziati.

    Stiamo parlando del diritto ad una vita vera che una Repubblica fondata sul lavoro deve essere in grado di garantire. Per la sua salvezza, non solo per la nostra.

    Il 19 marzo per chiedere a un Paese di partire dal nostro sguardo per potersi immaginare migliore.

    Leggi e diffondi l'appello:
    http://www.ilnostrotempoeadesso.it/home/35-contenuti/252-non-ce-la-beviamo-il-20-marzo-in-piazza-contro-la-precarieta.html

    Leggi e diffondi il decalogo di proposte del comitato il nostro tempo è adesso:
    http://www.ilnostrotempoeadesso.it/component/content/article/35-contenuti/237-il-nostro-decalogo.html







piazza montecitorio, 00186 Rome, Italy

PRESIDIO DI SOLIDARIETA' CON LA POPOLAZIONE SIRIANA





 PRESIDIO DI SOLIDARIETA' CON LA POPOLAZIONE SIRIANA
    • venerdì
    • 17.30

  • Davanti alla sede Rai – corso Sempione 27, Milano

  • Presidio di solidarietà con la popolazione siriana
    in lotta per la libertà e la giustizia
    Contro ogni intervento militare esterno

    Promuovono le/i firmatari milanesi dell’appello seguente
    Aderiscono al momento: Coordinamento Pace Cinisello Balsamo, Sinistra Critica Milano, Rifondazione Comunista-Sinistra europea

    CON IL POPOLO SIRIANO
    FINO ALLA VITTORIA DELLA DEMOCRAZIA E DELLA LIBERTA’

    Il mondo assiste, impotente e distratto (a parte coloro che vorrebbero approfittare della situazione per l'ennesimo intervento "umanitario"), alla carneficina in corso in Siria, dove da mesi il popolo sfida la repressione, la tortura, le stragi e gli omicidi del regime per chiedere democrazia, libertà e dignità. La rivoluzione siriana è parte integrante della primavera araba, del risveglio di milioni di donne e di uomini che vogliono liberare sé stessi ed i propri Paesi dalla tirannia, dall’oppressione e dallo sfruttamento, in Siria come in Egitto, Tunisia, Bahrein, Yemen, Giordania, fino all’Arabia Saudita dominata da una delle monarchie più reazionarie ed oscurantiste che la storia ricordi.
    Noi condanniamo senza appello la repressione feroce del dittatore Assad e del suo clan: migliaia di morti, negazione della libertà di informazione ed assassinio di giornalisti, migliaia di arresti di dissidenti, omicidi e pestaggi di giornalisti, vignettisti, esponenti di organismi di difesa dei diritti umani, distruzioni di massa, sequestro e tortura di migliaia di desaparecidos.

    Con la stessa forza, rifiutiamo la retorica dell’ennesima “guerra umanitaria”: dalla Jugoslavia all’Iraq, al pantano afghano ancora in corso fino al recente precedente libico, abbiamo visto le sofferenze, i morti causati dalla Nato per “proteggere” i civili, l’indegno gioco sulla pelle delle popolazioni. Qualsiasi intervento straniero sottrarrebbe alla popolazione siriana e alle forze democratiche e rivoluzionarie il controllo sul futuro del loro paese e la sua sovranità, rendendolo prigioniero degli interessi delle grandi potenze, globali e regionali.
    Vogliamo sostenere la rivoluzione siriana nella lotta per una vera democrazia, il rispetto dei diritti umani, la giustizia e la dignità, così come sosteniamo l’eroica lotta del popolo palestinese contro l’occupazione israeliana, per il diritto alla vita, alla terra ed alla libertà.
    Fra poche giorni, il prossimo 15 marzo, ricorrerà il primo anno dall’inizio della sollevazione del popolo siriano contro il regime del clan Assad: facciamo appello a tutte gli amici e le amiche della giustizia e della pace, a tutte le forze politiche democratiche ed antifasciste, a manifestare in tante città contro il regime assassino di Bashar Assad, per il sostegno a tutte le popolazioni arabe in rivolta, in solidarietà alla forze popolari, democratiche e rivoluzionarie, partecipando poi alle iniziative della comunità siriana di opposizione.

    Non vogliamo embarghi contro la popolazione, siamo contro ogni intervento militare “senza se e senza ma”, che si chiami missione “umanitaria” o No Fly Zone. Vogliamo l’immediata cessazione delle operazioni militari del regime contro la popolazione. Vogliamo che l’Onu organizzi una commissione di inchiesta indipendente e non armata che si rechi immediatamente in Siria e verifichi le violazioni dei diritti umani e costruisca le condizioni per elezioni libere e la fine della repressione. Vogliamo che sia il popolo siriano a decidere del proprio futuro. Vogliamo che la solidarietà dei popoli abbracci la lotta della popolazione siriana.

    Piero Maestri, Germano Monti, Fabio Marcelli, Vauro Senesi, Vittorio Agnoletto, Franco Russo, Ciro Pesacane, Riccardo Torregiani, Annamaria Rivera, Laura Quagliuolo, Simona Cataldi, Karim Metref, Maria Carla Biavati, Fabio Ruggiero, Roberto Dati,
    Massimo Gatti, Luciano Muhlbauer, Antonello Patta, Beatrice Biliato, Flavio Mongelli, Renato Pomari, Gianni De Giglio



 . Grepolis .

martedì 13 marzo 2012

PC: RSF : Per i blogger un 2011 nero

RSF : Per i blogger un 2011 nero






  RSF Italia

11

0

153

9

120

giornalisti uccisi

assistenti di giornalisti uccisi

giornalisti imprigionati

assistenti di giornalisti imprigionati

cyberdissidenti imprigionati

Nota: La voce giornalisti uccisi nella tabella comprende soltanto i casi in cui Reporter senza frontiere ha potuto stabilire chiaramente che la vittima è stato uccisa per la sua attività di giornalista.Non comprende i casi in cui le motivazioni non sono legate al lavoro della vittima ovvero il collegamento non è stato ancora confermato

 Reporters sans frontieres

Per i blogger 

un 2011 nero



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mercoledì 7 marzo 2012

LIBRI: Venerdì 9 marzo 2012 SCIOPERO GENERALE DEI METALM...

Venerdì 9 marzo 2012 SCIOPERO GENERALE DEI METALMECCANICI





Venerdì 9 marzo 2012
DEMOCRAZIA AL LAVORO LA LIBERTÀ OPERAIA E LE LIBERTÀ DI TUTTI!
CAMPAGNA NAZIONALE E INTERNAZIONALE PER I DIRITTI E LE LIBERTA' SINDACALI IN FIAT: FIRMA ANCHE TU!
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LIBRI: Venerdì 9 marzo 2012 SCIOPERO GENERALE DEI METALM...: Venerdì 9 marzo 2012 SCIOPERO GENERALE DEI METALMECCANICI CON MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA . DEMOCRAZIA AL LAVORO LA LI...

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giovedì 1 marzo 2012

CORTEO NOTAV Roma 03/03/12




 CORTEO NOTAV Roma 03/03/12

 LA VALLE NON SI VENDE, LA VALLE SI DIFENDE!

 Sabato 3 Marzo ore 15 Piazzale Tiburtino

segui la diretta dalla valle su

www.notav.info

http://twitter.com/#!/notav


LA VAL SUSA NON E' SOLA, SIAMO TUTTI/E NO TAV!

Qualche settimana fa si è svolta un'operazione repressiva con decine di arresti e denunce nei confronti di attivisti/e NO TAV in tutta Italia. Da quel momento la solidarietà continua a esprimersi in molteplici forme, dal Nord al Sud del Paese: nessuna/o è sola/o, non ci sono buone/i e cattive/i. Un corteo di 80 mila persone si è riversato nella valle, da Bussoleno a Susa, per dire che il movimento NO TAV non si arresta e non ha paura. Il giorno dopo parte l'allargamento dei cantieri, attraverso l'esproprio militare delle terre valsusine. La resistenza dei NO TAV è immediata. Un compagno, Luca, per impedire l'avanzamento delle ruspe, si arrampica su un traliccio. Inseguito da un carabiniere rocciatore, cade, rischiando la vita: è tuttora ricoverato in ospedale in gravi condizioni. I giornali e i media screditano e minimizzano l'accaduto, insultando il coraggio e la determinazione di Luca. La risposta della Val di Susa è determinata, con blocchi e barricate che vengono immediatamente ricostruite non appena vengono sgomberate. Ancora una volta in tutta Italia la solidarietà si fa sentire con manifestazioni spontanee, presidi, blocchi stradali e ferroviari.
Queste sono solo le ultime pagine di una lotta che va avanti da 23 anni.
Di fronte all'attacco dello Stato nei confronti del movimento No Tav, di fronte alla repressione di ogni forma di conflitto, al di fuori del “consentito”, tanto il 3 luglio in Val di Susa quanto il 15 Ottobre a Roma, è necessario reagire. La lotta contro il Tav fa paura ai poteri politici, economici e giuridici, perché ne mette in discussione la loro stessa essenza. Si vuole reprimere l'autorganizzazione, il rifiuto della delega, la molteplicità e la radicalità di azioni e pratiche. Si vuole colpire tanto il dissenso e il contrattacco nei confronti dei poteri costituiti, quanto la condivisione di esperienze di vita che generano forme di cospirazione e di complicità sociale.
Anche attraverso Il TAV e la politica delle grandi opere il capitalismo vuole imporre ancora una volta l'idea di un mondo sottomesso alle leggi del profitto e dello sfruttamento affaristico dei beni comuni. La Val di Susa fa paura perché la lotta contro il Tav esprime la possibilità concreta di un cambiamento reale allo stato di cose presenti: determinarne il seguito spetta a tutti e tutte noi!

IL TAV E' OVUNQUE, LOTTIAMO OVUNQUE CONTRO IL TAV

TUTTI/E LIBERI/E!

Sabato 3 marzo, ore 15:00, corteo NO TAV, partenza da Piazzale Tiburtino


Daje Luca, Sempre no Tav, a sarà düra!

Assemblea No Tav di Roma







LEGGI ANKE

NO TAV

 
 
 
"....Io abito da 10 anni in una borgata dell’alta valle Susa, nella casa dove nacque mio padre e dove hanno vissuto fino alla morte i miei nonni, sono coltivatore diretto da anni e vivo del reddito che mi fornisce la Terra tramite i suoi prodotti, faccio anche saltuari servizi di giardinaggio e il tempo che dedico (volentieri) alla lotta No Tav lo ritaglio tra il lavoro e le mille faccende della vita di campagna.

L’amore per la Terra e per questa valle mi spinge a difenderla fino in fondo dalle mani avide degli speculatori...."

Luca Abba'
 INTERVISTA A LUCA ...
http://cipiri.blogspot.com/2012/02/no-tav.html 


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