Storia dell’Arte a scuola?
Cancellata dal decreto Gelmini,
non viene reintrodotta dal Ministro Carrozza.
E parte l’appello
Di gatte da pelare il governo delle larghe intese ne ha decisamente tante. A cominciare da un’instabilità congenita che tiene il Paese col fiato sospeso e che non aiuta a fronteggiare il guazzabuglio di emergenze: riforma fiscale, disoccupazione, legge sull’immigrazione, risorse per la sanità, strategie di sviluppo. E poi, c’è il capitolo cultura. Che viene sempre un poco dopo, ma che il Decreto firmato dal Ministro Bray e appena approvato, qualche spunto e un po’ di budget li ha portati a casa. Niente di risolutivo o di rivoluzionario, ma qualcosa s’è mosso. Ora, parlare di cultura, senza muoversi in sinergia col piano della formazione, è un controsenso. Perché alla base di tutto c’è, naturalmente, l’humus in cui crescono le giovani generazioni. Ed ecco un altro ministero tra quelli considerati meno strategici, ma che in realtà hanno in carico le fondamenta di un Paese: la pubblica istruzione, con le sue riforme, a che punto sta? Il Decreto Scuola, varato dal Ministro Carrozza, stanzia qualche migliaia di euro per nuove assunzioni e si impegna in qualche modo contro la dispersione scolastica, a favore dei disabili e delle famiglie meno abbienti. Tra i molti nodi da sciogliere – uno su tutti il fenomeno delle classi “pollaio”, con numeri di alunni esorbitanti, problema sempre accantonato in nome dell’intoccabile spendig review – c’è anche la faccenda della storia dell’arte. Irresponsabilmente cancellata in diverse classi delle scuole medie superiori, o comunque ridotta nel numero delle ore settimanali. Grazie alla famosa riforma Gelmini (2009), una materia umanistica di enorme importanza si è infatti trasformata nella Cenerentola assoluta dell’offerta formativa. Vecchia, inutile, barbosa, inattuale, troppo settoriale: questo il messaggio arrivato, con un’operazione dettata da ignoranza, mista a fatuo trendismo.
Eppure, non dovrebbe essere arduo comprendere che la storia dell’arte offre strumenti primari per interpretare le evoluzioni storiche e sociali, la natura e la sostanza delle immagini (in un’epoca che di immagini si nutre a iosa) e l’essenza stessa dello spirito del tempo, declinata dalla fitte relazioni tra letteratura, filosofia e linguaggi creativi. Ma niente, la Gelmini non ci è arrivata. E ha creduto di poter fare a meno di questo piccolo insegnamento per accademici ammuffiti, mortificandolo in diversi indirizzi o classi di Licei e Istituti tecnici-professionali. Cosa è cambiato col Decreto della Carrozza? Niente, su questo versante. E spunta così l’appello – che vede come primi firmatari Adriano La Regina, Salvatore Settis, Cesare de Seta e Rosi Fontana – rivolto al Ministro, per tentare di salvare la dignità della storia dell’arte nelle scuole pubbliche italiane.Che una Nazione come questa, che sull’eccellenza artistica ha costruito la propria gloria, debba oggi mendicare ai propri governanti un poco di rispetto in più per il settore, è sempicemente un paradosso: “Nel Paese dei Beni Culturali per eccellenza, continuare ad impedire ai ragazzi di maturare una adeguata conoscenza del proprio patrimonio artistico, significa infatti ostacolare non solo una formazione culturale degna di questo nome, ma anche lo sviluppo di quel senso civico che tutti noi auspichiamo e che si sviluppa a partire dalla conoscenza e dal conseguente rispetto per quell’insieme di valori territoriali, ambientali, storici e artistici che chiamiamo Cultura. Se non si apprende la storia dei luoghi e dei monumenti che ci circondano, come si potrà maturare il valore del rispetto per gli spazi comuni?”.
Già, come si potrà? La domanda la lanciano con convinzione gli insegnanti di Storia dell’arte delle scuole superiori e i tantissimi cittadini firmatari, nella speranza che la questione non cada nel vuoto, come d’abitudine. Noi, unendoci all’accorato appello, ci spingiamo oltre e suggeriamo pure – con una consapevole dose di utopia – che adeguato spazio nei programmi ministeriali andrebbe riservato anche all’arte contemporanea. Evitando di fermarsi – quando va bene – ai primi del Novecento. E vale per i licei, ma anche per le medie e persino per le elementari. Ché nessuno, meglio di un ragazzino, ha il dono di afferrare in un istante, senza sovrastrutture né pregiudizi, spirito e bellezza di un Kandinskij, ma anche di un Rothko, di un Yves Klein o di un Peter Doig. All’istintuaità dell’universo inantile avevano spesso guardato le Avanguardie, e proprio i bambini abbiamo tenuto lontani da tutta una dimensione creativa capace di affinare sensibilità e stimolare immaginari nuovi. Non è anche questa, forse, la missione e l’ambizione della scuola?
- Helga Marsala
firma qui : http://firmiamo.it/ripristiniamo-storia-dell-arte-nelle-scuole#petition
RIPRISTINIAMO STORIA DELL'ARTE NELLE SCUOLE
Nell’auspicio che la prossima legislatura veda il tema della Scuola al centro di una nuova Politica, all’insegna del recupero di valori quali legalità e senso civico, una delle prime scelte che andrebbero fatte, e che segnerebbe un evidente punto di discontinuità con le precedenti gestioni, è sicuramente il recupero di alcune discipline tagliate e vilipese in maniera davvero gravissima per un Paese come l’Italia.
Mi riferisco in particolar modo alla Storia dell’arte.
E’ ormai nota a molti l’entità dei tagli subiti da questa materia in diversi indirizzi delle scuole secondarie superiori. Nel Paese dei Beni Culturali per eccellenza, impedire ai ragazzi di maturare una adeguata conoscenza del proprio patrimonio storico-artistico significa ostacolare una formazione culturale degna di questo nome, ma anche impedire la formazione di quel senso civico che tutti noi auspichiamo e che si sviluppa a partire dalla conoscenza e dal conseguente rispetto per quell’insieme di valori territoriali, ambientali, storici e artistici che chiamiamo Cultura. Se non si impara la storia dei luoghi e dei monumenti che ci circondano, come si potrà capire chi siamo e maturare quel valore imprescindibile del rispetto per i luoghi e gli spazi comuni?
Alcune proposte in passato auspicavano lo studio della storia dell’arte fin dalla scuola primaria, invece abbiamo dovuto assistere al paradosso della eliminazione di questa fondamentale disciplina dai bienni della scuola superiore!
Ecco, un atto non solo fortemente simbolico ed emblematico, ma necessario in un Paese come il nostro, sarebbe proprio quello di porre rimedio a tale scempio e, perché no, potenziare ulteriormente la possibilità di studio del nostro patrimonio artistico.
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