“Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto
il peggiore partito socialista d’Europa”. Giorgio Gaber
(Andrea Scanzi) – Del film Hammamet si possono dire tre cose. La prima è che la bravura di Favino è quasi prodigiosa. Complice un trucco strepitoso, a tratti è più Craxi di Craxi. Fenomeno. La seconda è che Amelio è un grande regista, a me è sempre piaciuto, ma non dovrebbe fare interviste: la sua supponenza sfrangia le gonadi e fa venir voglia di andare a vedere qualsiasi film tranne il suo (e sarebbe un peccato). La terza è che Hammamet è un film discreto, un po’ Divo in diesis minore e un po’ Mussolini ultimo atto di Lizzani, con una prova attoriale leggendaria ma anche con “errori” storici che vanno ben oltre la soggettività artistica. Paradossalmente il film, che suona come un’agiografia craxiana, ha indispettito pure Bobo Craxi (che l’ha trovato qua e là troppo cattivo). Insomma: ognuno la vede come vuole, ma certe verità storiche non possono essere confutate. Massimo rispetto per il calvario dello statista e per il dolore dei familiari. In questo senso il film è efficace e coinvolgente. A livello storico, però, siamo oltre il disastro. Rimando, qui, agli articoli/libri di Barbacetto, Gomez, Pipitone e Travaglio.
Nello specifico.– Craxi non era “in esilio”: era “latitante”.
– Craxi, per quanto mi riguarda, sarà sempre quello che sghignazzò quando i socialisti fischiarono e
zimbellarono Berlinguer nell’osceno Congresso di Verona dell’84. Dopo poche settimane, Berlinguer
morì. E giustamente i familiari impedirono a Craxi di salutarlo.
– “Durante i quattro anni del suo governo (1983-87) il debito pubblico passò da 400 mila a 1 milione di miliardi di lire e il rapporto debito-Pil dal 70 al 92%, di pari passo con l’impazzimento della spesa
pubblica e dell’ abusivismo selvaggio (anche grazie al suo mega-condono edilizio)” (Travaglio).
– “L’opposizione a ogni risanamento dei carrozzoni delle Partecipazioni statali, gestiti dai boiardi
craxiani (Di Donna, Bitetto, Cagliari, Necci) come vacche da mungere a spese dello Stato con passivi miliardari; la feroce lottizzazione della Rai, l’attacco ai giornalisti e persino ai comici scomodi (da Alberto Cavallari a Beppe Grillo) e, sotto la presidenza di Enrico Manca, la pax televisiva con la Fininvest; i due decreti ad personam del 1985-’86 per neutralizzare le ordinanze dei pretori che pretendevano di far rispettare la legge all’amico Silvio e, nel ’90, la legge Mammì, monumento al monopolio della tv privata; l’ostilità alle poche privatizzazioni giuste e necessarie (come quella della Sme, che produceva panettoni di Stato con voragini nei conti pubblici, tentata dall’Iri di Prodi nel 1985; e quella dell’Alfa Romeo, che Prodi nell’ 86 voleva vendere alla Ford, mentre Craxi preferì regalarla alla Fiat); l’ assalto alla Mondadori
tramite l’ apposito B., col contorno di tangenti ai giudici; l’ ingaggio come consulente giuridico del
giudice corrotto Renato Squillante, che garantiva i socialisti da indagini e arresti” (Travaglio).
– I primi attacchi alla magistratura; il proibizionismo sul consumo delle droghe leggere (da cui nacque la Vassalli-Iervolino); il mito della grande riforma “cesarista” (distruggendo la Costituzione); il nepotismo sfrenato; la gestione satrapica del partito; gli attacchi agli intellettuali infedeli (Bobbio); i nani e le ballerine (Scotti, Boldi). Eccetera.
– “I traffici con Gelli e Calvi e i rapporti perfino con l’ entourage di Epaminonda” (Travaglio).
– Sigonella viene citata sempre come capolavoro craxiano. Certo, tenne testa a Reagan (e poi,
secondo Craxi, furono proprio gli americani a orchestrare “il golpe giudiziario” di Tangentopoli per
vendicarsi). In realtà (ancora Travaglio) “Craxi sottrasse al blitz Usa i terroristi palestinesi che avevano appena sequestrato la nave Achille Lauro e assassinato un ebreo paralitico, Leon Klinghoffer, gettandone il cadavere in mare; si impegnò a farli processare in Italia; poi fece caricare il loro capo Abu Abbas su un aereo dei servizi segreti recapitandolo prima nella Jugoslavia di Tito e poi in Iraq, gradito omaggio a Saddam Hussein. Fu l’ acme di una politica filoaraba e levantina che portò all’ appoggio acritico all’ Olp di Arafat (ben prima della svolta moderata), paragonato da Craxi addirittura a Mazzini in pieno Parlamento”.
– Craxi era così “europeista” che, nella guerra demente delle Falkland,
si schierò coi generali argentini
(quelli dei desaparecidos). Isolando l’Italia dal resto dell’Europa, che si schierò con la Thatcher.
E questo sarebbe stato il “genio” Craxi della politica interna ed estera: figuratevi se fosse stato pure
stupido. Ci sono poi le vicende giudiziarie. Che restano enormi.
– Il sistema tangentizio, definito “peccato veniale” dal Craxi di Amelio, portò il Paese al tracollo facendo esplodere il debito pubblico e costringendo il governo di Giuliano Amato a fare una manovra da 93mila miliardi, a riformare le pensioni, a prelevare il 6 permille dai conti correnti dall’italiani.
– Al momento della morte, Craxi aveva due sentenze definitive per corruzione e finanziamento illecito a un totale dieci anni di carcere: aveva preso cinque anni e mezzo nel processo per le tangenti Eni-Sai, quattro anni e mezzo per quelle della Metropolitana milanese.
– “Erano poi in corso altri procedimenti che vennero estinti per “morte del reo“. Erano quattro in totale e tre si erano già conclusi con condanne: a tre anni per finanziamento illecito (la cosiddetta Maxitangente Enimont), cinque anni e cinque mesi per corruzione (tangenti Enel), cinque anni e nove mesi per bancarotta fraudolenta (il conto Protezione). In primo grado, invece, Craxi era stato stato condannato – insieme a Silvio Berlusconi – al processo All Iberian: i reati accertati si prescriveranno poi in Appello e quindi in via definitiva in Cassazione” (Pipitone).
– Craxi non venne condannato perché “non poteva non sapere”, come si ostinano a dire i nostalgici
craxiani e i garantisti a casaccio: venne condannato perché sapeva benissimo e non rubava solo per il
partito, bensì anche per se stesso.
– “Indagando sui soldi di Craxi i pm hanno accertato l’esistenza di 150 miliardi di lire, movimentati da diversi prestanome. Uno si chiama Giorgio Tradati, era un suo compagno di scuola e sul conto
Constellation Financiere e Northern Holding riceve tra il 1991 e 1992 ventuno miliardi di maxi tangente versata da Silvio Berlusconi dopo che la legge Mammì salva le reti Fininvest. Tradati ha raccontato ai pm che tutto era cominciato “nei primi anni ’80” quando “Bettino mi pregò di aprirgli un conto in Svizzera. Io lo feci, alla Sbs di Chiasso, intestandolo a una società panamense. Funzionava così: la prova della proprietà consisteva in una azione al portatore, che consegnai a Bettino. Io restavo il procuratore del conto“. Su quel conto arriva un fiume di denaro: nel 1986 erano già 15 miliardi. Poi i conti si sdoppiano: nasce International Gold Coast, affiancato da Northern Holding, messo a disposizione da Hugo Cimenti. “Per i nostri – risponde Tradati – si usava il riferimento ‘Grain’. Che vuol dire grano“. Quindi scoppia Mani Pulite. “Il 10 febbraio ‘93 – continua Tradati – Bettino mi chiese di far sparire il denaro da quei conti, per evitare che fossero scoperti dai giudici di Mani pulite. Ma io rifiutai e fu incaricato qualcun altro: so che hanno comperato anche 15 chili di lingotti d’oro…I soldi non finirono al partito, a parte 2 miliardi per pagare gli stipendi”. Sono le paghe dei giornalisti dell’Avanti!. A cosa
servì il resto dei soldi?” (Pipitone).
– Alle domande di Di Pietro su quei soldi, Tradati rispose così: “Anzitutto servivano per finanziare una tv privata romana, la Gbr della signora Anja Pieroni (amante di Craxi e attrice in Fracchia contro Dracula nonché Inferno di Dario Argento)“. “Ma coi soldi di uno dei due conti in Svizzera ci hanno pure comperato case?”. E Tradati: “Un appartamento a New York“. Per il partito? “No di certo“. E con l’altro conto svizzero? “Un appartamento a Barcellona“. La ricostruzione della procura è stata riconosciuta come provata dai giudici del processo All Iberian, sia dal Tribunale che da quelli della corte d’appello di Milano, ed è stata poi confermata dalla Cassazione.
– “I giudici del processo di secondo grado hanno accertato che “Craxi dispose prelievi sia a fini di
investimento immobiliare (l’acquisto di un appartamento a New York), sia per versare alla stazione
televisiva Roma Cine Tv (di cui era direttrice generale Anja Pieroni, legata come detto a Craxi da
rapporti sentimentali) un contributo mensile di 100 milioni di lire. Lo stesso Craxi, poi, dispose l’acquisto di una casa e di un albergo (l’Ivanhoe) a Roma, intestati sempre alla Pieroni”. Alla donna Craxi faceva pagare anche “la servitù, l’autista e la segretaria”. Il leader del Psi dice a Tradati che bisogna “diversificare gli investimenti”. Il suo ex compagno di scuola eseguiva. Dalle indagini risultano diverse “operazioni immobiliari: due a Milano, una a Madonna di Campiglio, una a La Thuile“. E poi un prestito di 500 milioni per il fratello di Craxi, Antonio, e per sua moglie Sylvie Sarda” (Pipitone). Non erano esattamente soldi usati per il partito.
– Nella sentenza All Iberian si legge poi: “Craxi è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell’apertura dei conti destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito
finanziamento quale deputato e segretario esponente del Psi. La gestione di tali conti…non confluiva in quella amministrativa ordinaria del Psi, ma veniva trattata separatamente dall’imputato tramite suoi fiduciari… Significativamente Craxi non mise a disposizione del partito questi conti”.
Potrei andare avanti, ma il post è già molto lungo così. Massima compassione umana per la malattia e la morte di un uomo un tempo potentissimo (e cattivissimo) e poi buttato via da quella stessa gente che lo votava (spesso di nascosto) fino al giorno prima delle monetine al Raphael, ma da qui a rimpiangere un politico così ce ne passa. Craxi ha incarnato la politica più spregiudicata e feroce, sorda alla questione morale e compiaciuta nel fottersene di tutto in nome del potere.
Alla pletora analfabeta e furbastra che frigna rimpiangendo gli Andreotti e i Craxi
(e un giorno magari pure Berlusconi), seguendo il famoso mantra italico
“meglio ladri ma furbi che onesti ma ingenui”.
da Andrea Scanzi
rimpiangere un Ladro, ragazzi. Rimpiangere un Bastardo.
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IL TUO FUTURO è ADESSO
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