Dove tutte le navi passano, dove tutti i pescatori pescano,
lo Stato Italiano vorrebbe trasformare il tragitto,
da libero qual è, ad una corsa ad ostacoli.
L’Italia è il paese di navigatori, poeti e santi. Riguardo ai navigatori, le pagine di cronaca dei nostri quotidiani ci confermano che il settore della navigazione non sforna più illustri nocchieri. Come poeti siamo insuperabili, basti pensare che il petrolio si “coltiva” e gli impianti si dicono di “coltivazione”. Riguardo ai santi … non ci rimane che affidarci a loro in caso le coltivazioni vadano male.
Segui e diffondi la nostra campagna e aiutaci a dire no alle trivellazioni nel Canale di Sicilia.
Marco Costantini, Responsabile Mare WWF Italia
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"Il Mediterraneo è un mare importante e il suo cuore pulsante è il canale di Sicilia, un patrimonio di biodiversità unico, dove molte specie rare vengono a riprodursi. L’isola di Pantelleria è circondata di richieste di trivellazioni petrolifere, ma il Mediterraneo è anche un mare chiuso, e uno sversamento comporterebbe danni irreparabili, non solo qui ma in tutte le sue coste. Entro il 24 ottobre firma la petizione del WWF, contro le trivelle, per il parco marino di Pantelleria. Il mare è un bene comune, spetta a noi proteggerlo.”
Per il WWF Pantelleria è un Eden in mezzo al mare. Attorno all’isola quest’estate si sono viste centinaia di tartarughe marine, due balenottere, le mobule (ovvero le mante del Mediterraneo), tonni e pesci di ogni tipo. È stata sorvolata da fenicotteri, cicogne, falchi, aquile addirittura di provenienza asiatica dirette in Africa. Un gioiello nero di ossidiana e verde di macchia mediterranea e giardini con aranci secolari, le cui economie e tradizioni dipendono dal mare, dal paesaggio agrario, dalla natura incontaminata che conserva.
Ma Pantelleria è l’unica isola del Canale di Sicilia a non essere protetta. A ridosso delle sue scogliere una concessione per l’estrazione petrolifera che risale al 2010 è ancora in corso, anche dopo l’applicazione del Decreto Passera. L’isola rischia di essere rovinata dalle piattaforme e sporcata dagli sversamenti routinari o da possibili incidenti, che tutti ci auguriamo non avvengano mai. Dove tutti passano, dove la natura è un paradiso, dove c’è equilibrio tra l’uomo e il mare, lo stato italiano vorrebbe trasformare un tragitto libero in una corsa ad ostacoli, permettendo la costruzione di piattaforme petrolifere. È possibile dire di no, unendo la propria voce a quella di 35.000 italiani che hanno già firmato la petizione.
L’appello di Zingaretti apre l’ultima decina di giorni utili per firmare la petizione e salvare l’isola dal petrolio. Tra le prossime iniziative, la Rolex Cup Middle Sea Race, regata velica internazionale che da 34 anni si svolge proprio nel Canale di Sicilia: da sabato 19 ottobre la barca Sagola Biotrading, che ha sposato la campagna, porterà il messaggio anti-trivelle regatando proprio nel mare che si vuole salvare.
FIRMA QUI : http://www.wwf.it/petrolio_mi_sta_stretto.cfm
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